Bibliografia e Racconti

Bibliografia

Rotta su Venezia

Gianni Pasin

Ediciclo

Viaggiare a remi tra Venezia e le idrovie del Nord Italia

Luana Castelli

Vinipedia

TITOLO
AUTORE
EDITORE
Se l’acqua che ride
Paolo Malagutti
Einaudi
La Laguna di Venezia
Michele Zanetti
Nuova Dimensione
Tradizioni e regate
Silvio Testa
Mare di Carta
Confini Blu
Emilio Rigatti
Ediciclo Editore
L’Ultimo dei barcari
Francesco Jori
Bibloteca dell’immagine

Racconti

Fiumi e canali si percorrono tutti, facile viaggiare e semplici da seguire.

La laguna invece rimane un po’ avvolta mel mistero.  Ti capita di guardare mappe e carte geografiche o le stesse Google maps, e scoprire che ci sono vasti tratti in cui non c’è nessuna indicazione, questi luoghi li ho sempre visti dall’alto, sia atterrando che decollando da Venezia, una visione che mi ha sempre affascinato. Vedi canali e ghebi sconosciuti, Casoni di Valle emergere dal nulla con il loro fascino misterioso. Mai intravisto in tutti i tuoi viaggi, li vedi segnati nelle carte, ma non c’è nessuna indicazione su come arrivarci.
 E pur se veneziano mi riscopro veneziano di terra, cui quel mondo è precluso per  ‘’misteriosa tradizione’’.
 Quello è il mondo di chi vive in laguna, isolani, cacciatori e pescatori, appassionati del loro mondo e delle loro tradizioni, ed anche un po’ gelosi del raccontarti.
 E se sai spogliarti degli abiti cittadini, entri nel loro mondo e scoprirai la vera anima dei vallesani
Allora potrai andare in giro per canali e ghebi con la loro barca, che ha un nome ed una forma. Una patanella fatta da un maestro d’ascia, tutta in legno, ormeggiata in una cavana.  Entri nella cavana da terra, esci direttamente in laguna dal portone frontale, ed entri in un mondo sconosciuto
Viaggi per canali che stai scoprendo e nel mentre ti raccontano degli abitanti di questi luoghi, pesci e volatili ma anche di volpi che stanno sterminando le nutrie.

Racconti delle varie specie stagionali e cosa mangiano

La specie piu’ ambita da pescare è il branzino, il predatore per eccellenza (soppiantato adesso dal granchio blu) di cui tutti i pescatori hanno rispetto, pesce molto furbo, ha buona memoria e pescarlo significa ingaggiare una lotta di astuzia e pazienza, che presuppone conoscere molto bene le sue abitudini, cosa mangia e dove si trova quel tipo di cibo. E ti persi nell’ascoltare il racconto di notti trascorse ad ingaggiare una silenziosa competizione.
 Il motivo vero di quell’uscita in barca o meglio in patanella, era la visita al Cason Montiron, una meta nota quanto misteriosa, la leggi sulla carta, vicino a Cason Doga’, non lontano dalle Trezze, ma non sai come raggiungerla.
Finite le bricole rimane il mistero dei Ghebi (che non si vedono) ma che loro fiutano e sentono.  Ti chiedi, ma hanno un sesto senso??? Qual è il mistero???? Ed allora in via quasi confidenziale ti raccontano come si fa a conoscere ‘’la retta via’’. Devi uscire in barca con un ‘vecchio’’ e farlo quando c’è una grande secca, allora impari a vogare sul fondo dei ghebi e dei loro misteriosi percorsi, vedi dove c’è una motta di terra, od una motta di ostriche o di un muro di un’antica abitazione abbattuta.
 E quando la marea si alza e copre tutto, avrai nella mente quel misterioso percorso che è visibile in superficie grazie ad alcuni rami che tu vedi piantati quasi per caso ma che sono un misterioso linguaggio
Ed è così che sono arrivato al Cason Montiron, una volta si racconta che arrivavano con i burci, oggi bisogna stare attenti alle maree. Con la bassa marea è difficile arrivarci e devi calcolare i tempi del ritorno. Tutt’attorno secche.

Una semplicissima casa in muratura su un piccolo isolotto costellato di alberi.
Un lungo approdo… per evitare i di andare in secca, ed eccoci in quella misteriosa isola meta di tanti amanti della storia e della tradizione. Un’oasi in mezzo alla laguna per chi ama condividere una giornata all’aperto. Misteriosi amanti della tradizione la hanno sistemata e resa solida, un foglio inserito in una busta di plastica, ti da il diritto di prenotare (ma devi indicare quante persone).

Puoi anche trascorre una notte all’aperto e vivere il silenzio che ti circonda.

Da parte mia la gioia di esserci arrivato di far parte di quello sconosciuto gruppo di amanti della laguna e della sua integrità.

Al ritorno ci attardiamo a guardare il cado di Valle Dogà. Una bella costruzione tipica, diresti che ci si arriva in barca tanto è bella ed imponente. Una volta certamente ci abitavano od era una residenza che i nobili usavano per la caccia, oggi e semplicemente una valle da pesca.

Una giornata diversa, condividere, in poche ore, la vita di un fiume, dalle risorgive al suo delta nella Laguna.
È un’emozione unica entrare in un fiume e viverne la vita, dalla freschezza delle sue acque irruente all’inizio, un torrente che si fa strada tra la vegetazione, e la sua maturità’ contenuta tra argini e canneti per poi terminare tranquillo in un delta che si integra nella laguna.
Questa è la sintesi di un’avventura di poche ore chi vivi scendendo in canoa o Kayak lungo il Fiume Stella, da quando con correnti nervose si separa dalle risorgive presso i mulini di Sterpo e trova la pace definitiva tra i casoni della Laguna di Marano. Un’emozione lunga 47 Km immerso nella vegetazione spontanea, all’inizio le rive sono ricoperte di rovi e piante spinose, che a volte spiovono nel mezzo del percorso, non ci sono argini. È la parte più selvaggia, più viva ed avventurosa che richiede una perfetta conoscenza del proprio mezzo e consigliamo di essere accompagnati da qualcuno che conosca il percorso, visto che il fiume si dirama in più vie a volte senza sbocco, ed in altri casi sono ostruite da rami ed alberi caduti che fanno passare l’acqua ma non la canoa.
Qui si impara a vivere e rispettare la natura, non è né buona né cattiva, ma sa essere imprevedibile e non programmabile.
Scendiamo in armonia rispettandola ed allora ti farà vivere emozioni che non puoi ne’ comperare ne’ vincolare, ma solo viverle di passaggio.
Si supera Flambruzzo e d’un tratto arrivi ad Ariis, alla sua accogliente Villa Otellio-Savorgnan ed al suo Acquario,  un museo di acque dolci che ospita le specie ittiche dell’ecosistema fluviale del Friuli Venezia Giulia.
Da qui è possibile mettere in acqua la propria canoa ed iniziare la discesa che è comunque impegnativa fino a Rivarotta. Le curve sono molto pronunciate ed a volte insidiose, ancora insidiose, veri e proprio tornanti ed i più inesperti finiscono a volte tra i rovi, la corrente ancora esuberante.
Ed arriviamo  a Palazzolo dello Stella, ora il fiume diventa più tranquillo e maturo,  e proprio sotto il ponte stradale e ferroviario, si trovano i resti sommersi di un ponte sulla via Annia, ed un porto. Da qui venivano portati manufatti e vasellame fino al Porto di Aquileia.
È ora possibile vivere tranquilli il paesaggio in cui la fitta vegetazione cede il passo dapprima agli argini e poi ai canneti. Un fiume ora meno selvaggio, esente da inquinamento e contaminazioni dell’uomo, con una ricca fauna e vegetazione che cambia con l’avvicinarsi della salinità. Qui si pesca ancora l’anguilla. Si attraversano paesi che si affacciano sul fiume, con Ville Padronali e bei esempi di ristrutturazione di case e stupendi esempi di ville padronali e case agricole ben ristrutturate. Pioppi e salici dipingono l’acqua di un verde sempre diverso. Più a valle una darsena sulla sinistra, ed un ristorante si affacciano sul fiume, e poco oltre in un’ansa morta del fiume la stupenda Chiesetta della Madonna della Neve che merita una sosta.
Gli argini si fanno via via meno imponenti, il canneto diventa sempre più protagonista con l’avvicinarsi dell’acqua salmastra.
Diverse case si affacciano ora sul fiume, poi una deviazione sulla destra che porta nella laguna di Marano, (e si riprende la Litoranea), mentre procedendo dritti si incrocia una stupenda bilancia che abbraccia tutto il fiume (ottima sosta per uno spuntino).
L’ultima costruzione che si nota, prima di entrare nel delta,  è una idrovora sulla sinistra,  poi il regno del canneto e tamerici.
Presso la Bilancia da Bepi, gestita da Daniele Ciprini si possono noleggiare Kayak ed assistiti da una guida naturalistica percorre le anse del delta fino al Villaggio di Pescatori che sorge proprio dove il fiume si integra nella laguna.
Notizie certe sulla sua origine non ce ne sono, ma notizie lo fanno risalire all’anno 1000. I materiali costruttivi sono reperiti (tuttora) nell’ambiente e sono pali di ontano, salice ed acacia ed ovviamente la canna. Sono stati abitati fino agli anni 60 dai pescatori di Marano che vi trascorrevano la stagione di pesca.